Caotica, colorata, mistica.
E’ Kathmandu, la capitale del Nepal.
Entrata nella leggenda negli anni ’70, quando divenne la meta agognata dagli hippie di tutto il mondo, la città ha conservato intatto il suo fascino ed è ancora capace di regalare emozioni e sogni a chi qui arriva e resta sopraffatto dalla sua bellezza.
Una bellezza antica, fatta di fusioni di culture e religioni che qui si mischiano in un’architettura unica e in una spiritualità così densa che si respira soltanto passeggiando per le sue strade e le sue piazze.
Nemmeno il terremoto dell’aprile 2015 che, purtroppo, ha fatto crollare o lesionato alcuni tra i templi e i palazzi più antichi, è riuscito a strappare l’anima di questa città, la stessa che ha ammaliato i viaggiatori del passato e che si perpetua, indistruttibile.
Kathmandu è uno di quei posti al mondo dove ognuno può capire il senso della sua esistenza.
Ci sono i seguaci dei Sadhu, i santoni induisti che si ritrovano vicino al Pashupatinath, il più importante tempio dedicato a Shiva del continente indiano. Ci sono i tibetani che fanno la kora, cioè girano intorno al Bodhnath, uno dei più grandi Stupa dell’universo buddista, inseguendo la via dell’Illuminato.
Ci sono i trekker e gli alpinisti che affollano le vie di Thamel, il quartiere dove centinaia di negozi vendono veri e falsi capi di abbigliamento delle grandi marche per l’outdoor.
Ci sono i nepalesi che, tra una preghiera e un’offerta nei numerosi tempietti disseminati in tutta la città, percorrono incessantemente le strade che portano a Durbar Square, tra bancarelle di frutta e verdura, venditori di rame e ottone, mercatini di vestiti, scarpe, spezie, simboli religiosi e mercanzie di tutti i tipi.
Ci sono i turisti che si perdono in questo caotico andirivieni, si fermano, guardano, acquistano e si riposano nei bar e nei ristorantini alla moda, in grado di offrire un’ottima cucina sia locale sia internazionale, pizza e caffè espresso compresi.