L’Italia sta per varare il suo «green pass» e lo stesso fa l’Europa: ecco cosa sono, come funzionano, e cosa cambia per i viaggi, anche al di fuori dell’Unione
Via libera agli spostamenti tra regioni gialle e un pass per muoversi tra quelle rosse e arancioni: è l’ultima novità in fatto di viaggi in Italia, appena annunciata dal premier Mario Draghi. Il pass servirà per attestare di essere vaccinati, di aver fatto un tampone antigenico o molecolare con risultato negativo 48 ore prima di partire, o di essere guariti dal Covid. Il provvedimento entrerà in vigore dai primi di maggio, secondo le prime anticipazioni che saranno confermate in settimana. Entro la stessa data si dovrebbe sapere anche che tipo di formato avrà il pass: cartaceo con un’autocertificazione o un certificato dell’Asl, digitale con i dati da caricare sull’App «Io» usata per il cashback; tra le ipotesi in studio anche quella di caricare le informazioni sulla tessera sanitaria.
Obiettivo del pass è favorire la ripresa del turismo, senza lasciare indietro nessuna delle regioni italiane, consentendo alle strutture ricettive di riaprire contemporaneamente alla ripresa – nelle regioni gialle – delle attività di ristorazione con spazi all’aperto e a noi di pianificare senza intoppi le vacanze estive. Contemporaneamente, servirà a riavviare il settore degli eventi, dato che si pensa di poterlo utilizzare anche per appuntamenti come fiere e concerti.
IL GREEN PASS EUROPEO
Per muoversi in Europa, poi, c’è il green pass europeo: un passaporto sanitario cartaceo o digitale (con un QR Code) che sarà rilasciato gratuitamente ai cittadini dell’Unione sempre alle condizioni di aver fatto vaccino, tampone, o essere guariti dal Covid. La proposta è stata presentata in Commissione lo scorso marzo e il commissario europeo per il Mercato Interno e i Servizi Thierry Breton, durante un’intervista da Fabio Fazio a «Che tempo che fa», ha confermato che sarà in uso da quest’estate, nel periodo delle vacanze che dovrebbe – si spera – essere lo stesso in cui la campagna vaccinale sarà arrivata a buon punto. «L’obiettivo della Commissione – ha detto Breton – è avere sufficienti vaccini al 15 luglio in modo tale che più del 70% della popolazione adulta abbia ricevuto anche la seconda dose. Con questa soglia possiamo creare questo certificato». Il commissario ha inoltre aggiunto che sarà un certificato volontario e non obbligatorio e servirà non solo a viaggiare tra i Paesi dell’Unione ma a «riprendere una vita normale», ovvero per accedere anche a luoghi pubblici come stadi e teatri.
Gli effetti dello stesso tipo di lasciapassare li stanno già sperimentando altri Paesi con in testa Israele che, anzitutto per merito di una massiccia campagna vaccinale, è riuscito a tenere controllo la pandemia. Senza green pass in Israele non si entra da nessuna parte, dai ristoranti ai concerti. Succede lo stesso anche a New York, dove è appena stata lanciata una app che si basa sullo stesso funzionamento.
I LIMITI DEI PASS (E LE POSSIBILI SOLUZIONI)
Restano però due grossi limiti: il primo – su cui da tempo insiste per prima l’OMS – è che con pass di questo tipo si discriminano i cittadini che non sono ancora vaccinati, specie quelli dei Paesi più poveri. Il secondo limite è di tipo legale e tecnologico e riguarda gli spostamenti fuori dall’Europa: per esempio che validità avrebbe un pass israeliano in Europa, e viceversa? Un sistema di controllo europeo potrebbe «leggere» i dati di una piattaforma sanitaria di un Paese extra-UE?
Per questo, mentre sono andate avanti le sperimentazioni di voli Covid-tested, Iata, International Air Transport Association, ha proposto un sistema che ha valore internazionale, lo Iata travel pass: anche in questo caso un certificato di avvenuta vaccinazione o di negatività al Covid che – nelle intenzioni dei suoi ideatori – consentirà di viaggiare ovunque nel mondo evitando quarantene. Emirates, Swiss Air e Iberia sono tra le compagnie che lo hanno appena avviato con con successo su alcune tratte, ma purtroppo la strada è ancora lunga perché sia esteso ovunque.
COSA FARE INTANTO
Finché, dunque, non entrerà in vigore almeno il pass europeo che consentirà la libera circolazione tra tutti gli stati dell’Unione, per andare in vacanza all’estero non resterà che sottostare alle regole d’ingresso e di uscita dei singoli stati, cominciando dall’Italia ovviamente. Il nostro Paese vieta di viaggiare per piacere verso destinazioni ad alto rischio (su tutte il Brasile) ma per un principio di reciprocità non vieta di spostarsi per turismo nella maggior parte dei paesi europei o a basso rischio (l’elenco C, in cui è appena entrato anche Israele, che trovate qui) anche se fino al 30 aprile impone tampone e quarantena di 5 giorni al rientro. Quarantena che diventa di 10 giorni se invece ci si vuole spostare verso Australia, Nuova Zelanda, Corea, Ruanda, Singapore, Tailandia (paesi dell’elenco D).
In entrambi i casi bisogna poi fare i conti con eventuali restrizioni all’ingresso dei turisti. L’Australia, per esempio, che resta ferma sulla sua posizione rigorista, ha appena annunciato di voler prolungare la chiusura dei confini internazionali fino al 17 giugno. Sul fronte opposto la Grecia che, dopo mesi di chiusura totale e dopo aver immunizzato le sue isole, ha spiazzato tutti e – come già succede in altri stati vicini e concorrenti per il turismo estivo, comela Spagna – ha annunciato che da metà maggio riaprirà i suoi confini a tutti i turisti negativi al test molecolare
Se si vogliono prenotare le vacanze in un paese straniero, per ora perciò non resta che informarsi sulle regole di entrata e di uscita (il punto di riferimento resta il sito della Farnesina www.viaggiaresicuri.it), e magari sottoscrivere un’assicurazione di viaggio per evitare di perdere eventuali quote versate (diversi tour operator le propongono, insieme a eventuali tamponi necessari, già nel pacchetto vacanza). L’alternativa non è comunque affatto male: restare in Italia. Con il pass annunciato dal governo quel che è certo è che, almeno nel nostro bellissimo Paese, potremo spostarci senza problemi.