Barcellona, il Marocco e San Pietroburgo: tre nuove destinazioni per la collezione Travel Book della Maison, raccontate da famosi artisti e promettenti giovani talenti.
L’Art du Voyage secondo Monsieur Louis Vuitton. Che la inventa nel 1854, creando bagagli raffinati ma funzionali per le celebrities dell’epoca e i grandi viaggiatori, e non ha mai smesso di reinventarla, accompagnando negli anni l’evoluzione del nomadismo con il suo enigmatico, delicato Monogram, nato nel 1896 e, semplicemente, moderno per sempre. Il viaggio come esperienza personale, come momento di incontro, non come semplice spostamento fisico. E il bagaglio come compagno fedele, complice, segno distintivo. E poi c’è la liason della Maison con l’arte, declinata in chiave travel da quei Carnets des Voyage – diari di viaggio minimal chic dipinti per vent’anni da illustratori e acquerellisti – di cui oggi raccolgono l’eredità i Travel Book Louis Vuitton, dove le illustrazioni di famosi artisti e promettenti giovani talenti con ogni mezzo creativo possibile – dal collage al dipinto, passando per i disegni e i manga – tratteggiano sulle pagine bianche in totale libertà espressiva le storie e le luci, le architetture, la vita quotidiana e le emozioni vissute in prima persona nelle città e nei paesi che hanno visitato. Luoghi remoti e luoghi che non dormono mai, non ci sono confini né regole in questi viaggi emozionali e artistici. Solo l’idea stessa del viaggio, e l’invito a riviverlo, reale o virtuale che sia. Da Los Angeles a Venezia, da Londra all’Isola di Pasqua, dal Messico all’Artico, passando per il Vietnam, la Route 66, Parigi, le Hawaii, Cuba, Tokyo e Seoul, la collezione Travel Book Louis Vuitton si è appena arricchita di tre nuove destinazioni, Barcellona, Marocco e San Pietroburgo. Ventidue mete dell’anima, un affresco a più voci, opera di altrettanti artisti che arrivano da ogni parte del mondo.
È Marc Desgrandchamps – tra i maggiori pittori figurativi della scena francese – a delineare con il suo segno inconfondibile una Barcellona rarefatta, fatta di assenze e di presenze, sospesa tra il passato e il presente. Dopo averla esplorata a piedi, con una macchina fotografica al collo per immergersi nella sua complessità culturale, dopo aver analizzato la complessa struttura della Sagrada Familia ma anche il panorama che la basilica offre sulla città, Desgrandchamps ha volto lo sguardo sulle infinite combinazioni di associazioni richiamate alla mente da strade e piazze della metropoli. E ci racconta così della Carrer d’Avinyò – suggestiva stradina parallela alla Rambla, tra le più antiche di Barcellona, nel cuore del Barrio Gotico – attraverso una sua versione delle Demoiselles d’Avignon di Picasso, che si dice ispirato a un bordello che si trovava proprio qui. Allo stesso tempo, l’artista tratteggia Plaça George Orwell aggiungendo un’effigie dello scrittore britannico, che visse qui tra il 1936 e il 1937 e raccontò, in prima persona, il clima di un Paese in balia della guerra civile nel suo Omaggio alla Catalogna.
Con la sua iconica figura di donna – androgina, bruna, elegante, immutabile «spogliata dell’inessenziale», spiega l’artista stessa – l’americana Kelly Beeman, quotata illustratrice di moda dallo stile pulito, caratterizzato da finezze che lo rendono perfettamente riconoscibile, introduce il suo viaggio alla scoperta di San Pietroburgo. Tre settimane, in autunno, trascorse esplorando da sola e senza tregua la città russa, senza averne letto nulla a riguardo prima di partire: dalle scuole di danza agli angoli più nascosti e silenziosi, dal Palazzo d’Inverno ai canali nebbiosi lungo i quali passeggiare, dalle caratteristiche cupole dorate delle chiese ai teatri fino ai palazzi dai colori pastello.
Spesso sotto la pioggia, Beeman si è abbandonata alla scoperta, lasciando fluire le emozioni dentro di sé e ispirandosi dal punto di vista artistico alle stampe di Hokusai e alle prime illustrazioni a penna e inchiostro di Warhol. Solo al suo ritorno nello studio di Brooklyn si è messa al lavoro, facendosi ispirare dalle sue note mentali, tratteggiando a memoria. A volte è il ricordo di un oggetto – una tazza di tè, per esempio – a tradursi nell’immagine di una donna sofisticata. Altre volte sono i luoghi, con i loro colori tenui, i contrasti sbalorditivi, a ispirare la sua visione di una «città giovane, vivace ed elegante».
Una fascinazione per Marcel Duchamp e il Bauhaus. Una visione artistica che si esprime attraverso disegni e acquerelli, ma anche collage, dipinti e installazioni video. Dalle praterie innevate di Manitoba, in Canada, dove è nato, fino a New York City, dove vive e lavora, passando per il soggiorno in un Marocco luminoso e colorato dove Marcel Dzama da artista contemporaneo si è trasfigurato, per giocare a interpretare il ruolo un po’ kitsch dello straniero, del turista immerso in un mondo sconosciuto, macchina fotografica al collo, sketchbook pronto all’uso, lasciandosi travolgere da tutti i cliché, dagli incantatori di serpenti agli affollati souk. Cercando un «equilibrio tra la rappresentazione e la realtà di ciò che ho visto» ha viaggiato dalla storica Tangeri alla balneare Essaouira, dalla caotica Fes fino alla turistica Marrakech e al maestoso deserto di Agafay, alla scoperta dei paesaggi, delle atmosfere, della vita quotidiana, dell’artigianalità locale e delle cultura berbera. Il suo Marocco è un universo ammaliante che tende all’astrazione, con un tocco di surrealismo, narrato da acquerelli nella vena di Henri Matisse che evocano esotismi ispirandosi anche alle favole, ai balletti e alle sfilate.
Fonte : https://www.harpersbazaar.com/it/moda/tendenze/a32846789/louis-vuitton-guide-travel-book/