Con le due ruote, un fantastico microcosmo tutto da scoprire: baie, spiagge, palme, case coloniali. Sempre avvolti dal profumo di vaniglia.
Testo di Pier Vincenzo Zoli Fotografie di Lucio Rossi
Fino a pochi anni fa, ogni descrizione di La Digue esordiva definendola l’isola “car free”. Ed era vero. Ci si poteva muovere solo in tre modi: a piedi, in bicicletta o su un carro trainato da buoi. Del resto, per un territorio lungo meno di cinque chilometri e largo tre, non era un gran limite. Poi una scellerata decisione governativa ha autorizzato l’utilizzo di pick up, autovetture adibite a taxi e, per non farsi mancare nulla, anche qualche camion. Niente che ne abbia alterato la bellezza, intendiamoci; si tratta di pochi mezzi, ma l’atmosfera di allora è ormai compromessa. Per il resto l’isola è rimasta un must irrinunciabile per chiunque visiti le Seychelles. C’è un solo villaggio ed è priva di porti naturali. Tuttavia, la barriera corallina che la circonda tiene lontane le mareggiate e l’unica vera “passe” che l’interrompe permette di approdare ad un piccolo molo, costruito nel villaggio che da essa prende il nome, La Passe, appunto.
Si arriva facilmente in quindici minuti con i catamarani veloci di Cat Rose, da Praslin, o in poco più di un’ora da Mahé; poi, con una bici a nolo, l’isola è tutta per noi. Se si dispone soltanto di una giornata o anche meno, la direzione da prendere sarà quella che porta alla Union Estate, una vasta area, oggi monumento nazionale, dove un tempo si produceva la copra e c’erano grandi piantagioni di vaniglia. È ancora possibile vedere come i cocchi venivano lavorati per produrre la polpa dalla quale si ricavavano grassi e oli. C’è anche una modesta coltivazione di vaniglia e una visita guidata permette di capire come sia possibile che da una pianta inodore, incapace di riprodursi, possa, alla fine, nascere un frutto con un aroma così delizioso come quello che tutti conosciamo. Nella Union Estate c’è una grande casa coloniale, la Plantation House, costruita in legno pregiato e ricoperta con foglie di palma. È essa stessa un museo all’aperto e ospita anche gallerie d’arte.
Prima di continuare l’itinerario, vale la pena portarsi un poco verso est per vedere Giant Union Rock, un monolite alto 40 metri, proteso verso il cielo. Sembra abbia 700 milioni di anni e lo spettacolo che si ammira dalla cima vale la piccola scalata. Il sentiero ciclabile continua verso sud, fino ad Anse Source d’Argent, la spiaggia “più fotografata del mondo” (ora anche instagrammata) e teatro di fortunati spot pubblicitari anni ’80 e ’90. In effetti, soprattutto se si arriva con la bassa marea, lo spettacolo è indimenticabile: pochi centimetri d’acqua ricoprono il reef, con una continua variazione cromatica dall’azzurro tenue al blu intenso. A onor del vero non è una spiaggia particolarmente adatta alla balneazione a causa dell’acqua bassa e della presenza di coralli nelle vicinanze del bagnasciuga, inoltre è talmente famosa che può essere affollata, in modo particolare alla mattina, meglio riservarsi del tempo verso la fine della giornata quando i colori sono più accesi. Spiagge bianchissime dunque, che fanno da cornice ad imponenti formazioni granitiche, scolpite dal vento in forme bizzarre e armoniose. In base all’altezza del sole, il loro colore muta nella giornata: grigie al mattino, poi quasi bianche a mezzogiorno e infine rosa al tramonto. Non servono ombrelloni: a far ombra, ci sono le palme. Se la permanenza a La Digue si protrae, le possibilità si allargano. Una destinazione poco nota è Nid D’Aigle, un picco di 300 metri in mezzo alla foresta, raggiungibile con una camminata di 4 chilometri abbastanza impegnativa.
Il percorso può essere accorciato arrivando in taxi fino a Belle Vue, un minuscolo villaggio, e di lì continuare a piedi. Ne vale la pena se si vuole ammirare il paesaggio dall’alto e, se accompagnati da una guida esperta (il La Digue Island Lodge, vicino a Anse Source d’Argent, organizza itinerari a piedi in tutta l’isola), osservare le spezie note a tutti che qui crescono all’ombra della foresta e dei giganteschi alberi di Takamaka e mandorlo indiano. I più fortunati potrebbero anche scorgere il raro Black Paradise Flycatcher, che qui chiamano Veuv. È un uccello endemico delle Seychelles, ormai scomparso ovunque tranne che a La Digue. Ovviamente è rigorosamente protetto. Gli appassionati di birdwatching avranno migliori possibilità di osservarlo nella Veuve Nature Reserve, che si trova fra La Passe e l’Union Estate. Dopo la montagna e la foresta, niente di meglio che tornare al mare, con un itinerario divertente, anche se non del tutto riposante, almeno per chi usa raramente la bicicletta. Si pedala fino a Grand Anse, una spiaggia favolosa, talvolta battuta da grosse onde e spesso deserta. È da vedere, ma occorre fare attenzione alle correnti, che possono risultare pericolose anche per nuotatori esperti. Meglio non allontanarsi dalla riva. Di lì, si raggiungono a piedi altre due spiagge, Petit Anse e Anse Coco, ritenuta la più integra di La Digue.
Un altro itinerario molto interessante, sempre in bicicletta, porta a scoprire la parte nord e il versante orientale. Lasciata alle spalle La Passe, un facile percorso asfaltato costeggia il mare, con la possibilità di fermarsi ad Anse Severe, ritenuta la migliore per gli appassionati di snorkeling, ad Anse Grosse Roche, Anse Banane e Anse Fourmis, tutte spiagge non molto frequentate. Poco prima che il sentiero termini di fronte ad una parete rocciosa, un semplice ristorante, Chez Jules, permette di gustare le specialità tradizionali della cucina creola. È considerato, dagli isolani, il migliore di tutta La Digue. Se resta ancora un po’ di tempo, la cosa migliore da fare, per chi ha residue energie nelle gambe, è imboccare a caso, senza preoccupazioni di sorta, uno dei sentieri asfaltati che si spingono verso l’interno. Si scopriranno belle ville in stile coloniale, bananeti, hotel nascosti in mezzo al verde, angoli suggestivi dove nessuno mette mai piede.
Se invece la stanchezza prevale, non c’è niente di meglio che attendere il catamarano per il ritorno a La Passe, seduti in un bar, con le rocce granitiche a fare da sipario ad un’isola che, ad onta della ottusità umana, conserva ancora intatta la sua selvaggia bellezza.
Info utili
Informazioni: Informazioni sul sito ufficiale del Seychelles Tourism Board, via Pindaro 28/N., Axa, (Roma). t.06 5090135. L’unica sede diplomatica italiana è il Consolato onorario di Victoria (t. +248 344551, fax +248-344754).
Come arrivare: Diverse compagnie collegano l’Italia all’Aeroporto Internazionale delle Seychelles situato a sull’isola di Mahé. Le principali sono Turkish Airlines via Istanbul, Emirates via Dubai, Austrian Airlines via Vienna, Qatar Airways via Doha, Ethiopian Airlines via Addis Abeba. Per arrivare a La Digue è possibile prendere il catamarano Cat Coco o Cat Rose da Mahè e si giunge sull’isola in un’ora circa. E’ anche possibile volare da Mahè a Praslin (il volo dura circa 25 minuti) e imbarcarsi dal porto di Praslin verso La Digue dove si arriva dopo circa 15 minuti.
Quando andare: il clima è caldo e tropicale quindi ogni mese è buono per visitare le Seychelles. Tuttavia il periodo migliore è quello compreso tra maggio ed ottobre, quando le piogge sono ridotte. In questi mesi la temperatura max si mantiene intorno ai 27-28 °, mentre quella dell’oceano tra 26-27 °C. In inverno e primavera il mare raggiunge i 29 – 30 °C.
Dove mangiare: Nonostante le dimensioni ridotte ci sono molti ristoranti a La Digue. Potete fare riferimento alla directory presente sul sito ufficiale per avere una panoramica completa http://www.seychelles.travel/it/explore/restaurants; il consiglio è quello di farsi ispirare dall’istinto e provare anche i ristoranti lungo la strada o i fast food dove i locali acquistano il cibo pronto. Un posto da non mancare è invece Chez Jules, per provare il famoso polipo alla grigia o al curry. Si raggiunge in bici, da La Passe, in senso orario fino ad Anse Banane. I succhi e i frullati di frutta sono buonissimi, al pari del pesce e dei frutti di mare per un costo di circa 20 euro a persona, il tutto in un ambiente familiare, in mezzo alla natura e l’oceano di fronte.
Dove dormire:
Domaine de l’Orangeraie https://orangeraie.sc: adagiato su una collina appena oltre il molo d’attracco di La Passe, è un complesso di ville immerse in un giardino tropicale punteggiato da enormi massi di granito. Il servizio è eccellente come le proposte dei due ristoranti: menù d’autore a tinte creole e mediterranee. Punti di forza sono la piscina affacciata sull’oceano e la spa Eden Rock Wellness Centre arroccata su un gigantesco masso di granito.
La Digue Island Lodge http://www.ladigue.sc : è forse l’hotel storico per eccellenza di La Digue, con spiaggia privata e giardino tropicale d’ordinanza. Si trova a Anse Reunion nelle vicinanze di L’Union Estate Farm e quindi non distante dalla famosa Anse Source d’Argent. La grande casa coloniale gialla che si staglia al’ingresso della proprietà è una delle più iconiche dell’isola. Organizza molte attività interessanto comne i trekking nella foresta alla scoperta delle spezie dell’isole e delle spiagge della costa orientale con Petit Anse o Anse Coco; inoltre organizzano corsi di cucina creola agli ordini dello chef del ristorante
Fuso orario: -3 h rispetto all’Italia, che diventano solo due quando da noi vige l’ora legale.
Documenti: passaporto valido sei mesi; per entrare non serve visto.
Vaccinazioni: non richieste. Nessun rischio di contrarre malaria o febbre gialla
Lingua: alle Seychelles si parla inglese e francese (lingue ufficiali), ma si fa grande uso della lingua creola locale.
Religione: prevalentemente cattolica.
Valuta: la moneta ufficiale è la Rupia delle Seychelles (SCR). 1€ = 14.00 SCR circa. Le principali carte di credito sono accettate in tutte le isole, salvo Silhouette.
Elettricità: 220 Volt. Prese di tipo inglese. Occorre un adattatore.
Telefoni: Prefisso telefonico: per chiamare dall’Italia il prefisso è 00248 più numero dell’abbonato. Trovandosi in luogo, in caso di emergenze, si ricorre al numero 999, equivalente al nostro 113. I cellulari funzionano in dual e tri band.
Abbigliamento: informale leggero, scarpe da trekking, giubbotto impermeabile. Più formale per la sera.
Linkutili: Sito ufficiale delle isole Seychelles;
Latitudes realizza l’APP Seychelles e raddoppia con Praslin
Discover Praslin Seychelles è la seconda pubblicazione Smart Guide in italiano creata da Latitudes dedicata a Praslin l’altra isola delle Seychelles. Se è vero che “in medio stat virtus”, Praslin è la meta ideale delle Seychelles. Più piccola di Mahè, per sentirsi davvero in “un’isola”, ma più grande, ad esempio, di La Digue per avere tante opportunità di svago. È lunga dodici chilometri e si può agevolmente visitare tutta in pullman, ma con un’auto a noleggio, in una settimana diventerà famigliare come le stanze di casa nostra.
Take it easy
L’isola conserva ancora quell’atmosfera sonnolenta che alcune zone di Mahè hanno sacrificato sull’altare della modernità e dell’offerta turistica all’occidentale. “Take it easy”, prenditela comoda, sembra essere la filosofia di vita dei suoi abitanti e, a maggior ragione, dovrebbe esserla per chi vi resta qualche giorno in vacanza. “Dovrebbe”, perché per molti turisti abbandonare l’orologio e l’impazienza di vedere “tutto e subito” non è facile. Non all’inizio, almeno. Ma poi basta notare l’elegante lentezza con cui camminano le signore non più giovanissime,vedere quanti uomini stanno all’ombra delle palme semplicemente a contemplare il mare e allora riesce più semplice “prendersela comoda” ed entrare in sintonia con lo spirito di Praslin.
La guida che è completamente gratuita vi condurrà attraverso il patrimonio, il cibo, le spiagge strepitose e la natura fornendo informazioni pratiche, collegamenti a tantissimi siti di approfondimento, foto e video spettacolari che vi accompagneranno per tutto il viaggio.
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FONTE: LATITUDESLIFE.COM https://www.latitudeslife.com/2019/09/la-digue-da-isola-car-free-a-paradiso-della-bici/