Le 5 tappe dell’US Civil Rights Trail legate al Premio Nobel per la Pace 1964
Senza il carisma, la volontà incrollabile, la fede profonda, l’abilità retorica, la fine intelligenza strategica di Martin Luther King, il movimento per i diritti civili degli afroamericani non avrebbe conseguito la fisionomia etica né mantenuto la coesione politica che gli consentì di raggiungere i traguardi dell’emancipazione e dell’eguaglianza sociale. Il suo modello di lotta non violenta e generosa dedizione, ha esercitato un influsso duraturo e fecondo in tutto il mondo, donando un messaggio di speranza. Abbiamo scelto 5 tappe dell’US Civil Rights Trail indispensabili per approfondire la biografia del pastore protestante, leader della Southern Christian Leadership Conference e Premio Nobel per la Pace 1964. Perché fu nei luoghi di Martin Luther King che un popolo oppresso avverò il proprio sogno di libertà.
Atlanta
Un articolo sui luoghi di Martin Luther King non può che iniziare da Atlanta, Georgia, dove vide la luce il 15 gennaio del 1928. La casa natale, posta su Auburn Avenue, adiacente al vecchio quartiere di Sweet Auburn, il centro della vita afroamericana dei primi anni del 900, fa parte del Martin Luther King Jr. National Historic Site: oltre alla dimora, imperdibili sono la Ebenezer Baptist Church, la chiesa dove il nonno, il padre e lo stesso King predicarono e l’International Civil Rights Walk of Fame, con impronte, tra gli altri, di Rosa Parks e Desmond Tut. Toccante il Memoriale, una grande vasca d’acqua riflettente che ospita al suo centro le spoglie di questo eroe dell’umanità e di sua moglie, accanto ad un piccolo giardino con una fiamma perenne che ne onora la memoria. Una panoramica ricca e dettagliata viene offerta infine dal Center for Civil and Human Rights.
Memphis
Nella metropoli del Tennessee si sfoglia la pagina forse più triste del libro dell’US Civil Rights Trail. Non un epilogo, perché muoiono gli uomini, non le idee, specie quando si rifanno all’universale ricerca di giustizia e dignità. Il 4 aprile 1968, mentre si trovava sul balcone del Lorraine Motel, oggi sede del National Civil Rights Museum, che racconta le tappe del cammino della popolazione afroamericana verso l’uguaglianza, Martin Luther King fu assassinato. La camera del leader non violento è rimasta arredata come quel maledetto giorno. La struttura, di livello non eccelso, dava ricetto, all’epoca della segregazione, anche ai vari musicisti che venivano a Memphis per lavoro, come Otis Redding, Rey Charles, Lionel Hampton o Aretha Franklin. Due chiese protestanti di Memphis ci parlano dell’intensa attività pastorale di Martin Luther King: il Manson Temple, chiesa dove, il giorno prima d’essere assassinato, tenne l’ultimo discorso pubblico, il profetico I’ve Been to the Mountaintop, e il Clayborn Temple, che spesso aveva frequentato negli anni precedenti.
Montgomery e Selma
Nell’area di Montgomery, Alabama, una delle Best Historic Cities d’America, si incontrano altri ragguardevoli siti connessi a Martin Luther King. Innanzitutto il Selma To Montgomery Voting Rights Trail, itinerario di circa 80 km lungo la U.S. Route 80 che nel marzo 1965 gli abitanti afroamericani di Selma, sotto la guida del condottiero pacifista, percorsero con una serie di marce finalizzate all’ottenimento della parità totale nel diritto al voto, riconosciuta nell’agosto di quell’anno (Voting Rights Act) grazie al sacrificio di sangue di tanti attivisti che lungo queste strade dell’Alabama sfidarono l’odio e l’intolleranza. Particolarmente toccante l’Edmund Pettus Bridge, dove la polizia, nel famoso Bloody Sunday, aprì il fuoco sui manifestanti. Ragguardevoli, sempre a Selma, la Brown Chapel African Methodist Episcopal Church, punto di adunata delle marce, ed il National Voting Rights Museum. A Montgomery si segnalano, a breve distanza dal Campidoglio, fulcro urbano e monumentale di fronte al quale protestavano i partecipanti alle marce, la King Memorial Baptist Church & Parsonage, unica chiesa in cui Martin Luther King fu stabilmente pastore, e il Rosa Parks Library and Museum, dedicato alla cosiddetta “first lady of civil rights” che nel 1955 si rifiutò di lasciare il proprio posto a sedere su un bus a un bianco e, perciò, fu incarcerata. Il suo gesto innescò il mitico boicottaggio dei mezzi pubblici di Montgomery, durato 381 giorni, fino alla sospensione delle regole segregazioniste, e coordinato dallo stesso Luther King, vicende documentate presso il contiguo Freedom Rides Museum.
Birmingham
A Birmingham, la più popolosa città dell’Alabama, le rivendicazioni nere hanno addirittura raggiunto la lista di candidature ai beni dell’UNESCO con la 16th Street Baptist Church, oggetto nel 1963 di un attentato terroristico orchestrato dal Klu Klux Klan che portò alla morte di quattro bambine, un’aperta provocazione alla strategia delle nonviolenza seguita da Martin Luther King, che vi si mantenne sempre fedele, anche quando nel 1963 fu incarcerato nel carcere cittadino, da cui scrisse la colossale Letter from Birmingham Jail: la cella è visitabile nel circuito del Birmingham Civil Rights Institute la cella è visitabile nel circuito del Birmingham Civil Rights Institute (a sua volta incluso nel Birmingham Civil Rights District, in cui rientrano il Kelly Ingram Park, sede di numerose proteste, il Forth Avenue Businnes District, quartiere dell’alta borghesia di colore, e l’Alabama Jazz Hall of Fame, ospitato nello storico teatro Carver, il solo al quale potevano accedere gli afroamericani in quegli anni), che proietta regolarmente il celebre discorso “I have a dream” tenuto al Lincoln Memorial di Washington.
Fonte : www.alidays.it