Il 2020 è l’anno giusto per andare a Capri, parola dello chef caprese doc Luigi Lionetti. Ecco i suoi consigli fra ristoranti, spiagge e locali per un itinerario “provato per voi” – dal traghetto panoramico al panino caprese (da 4€)
Capri low cost sembra una contraddizione in termini, invece non lo è. Capri è un’isola viva, che dietro alla sua apparenza di bomboniera per turisti nasconde una sua vita, dei suoi riti, luoghi e indirizzi amati anche dai locals. Ebbene sì, perché a Capri ci sono anche i capresi doc – e ne abbiamo intervistato uno. Luigi Lionetti a Capri ci è nato, cresciuto, ci ha vissuto e oggi è lo chef stellato del ristorante Le Monzù (gioiello iconico con vista Faraglioni). Non poteva che essere lui la guida perfetta per un itinerario “like a local” – di cui ho seguito i consigli e a cui ne aggiungo altri a misura di neofita (sono tutti nella gallery).
PERCHÈ NEL 2020 È DIVERSA
A Capri sono passati tutti: scrittori famosi, re e regine, celebrità di Hollywood e star di Instagram… è meta di ricchi, potenti ma anche di visitatori mordi-e-fuggi e di viaggi organizzati. Quindi c’è un po’ di tutto, lusso sfrenato o souvenir made in China, entrambi a loro modo a misura di straniero. Ma Capri conta anche 14.000 abitanti stabili, è l’isola delle seconde case dei napoletani, la loro gita fuori porta più amata, il luogo sinonimo di vacanze per eccellenza in tutta la regione. In estate risultava off limits per i troppi stranieri, ma in questo 2020 Capri è tutta loro, offrendo un’esperienza unica e si spera irripetibile
Il mare non è punteggiato di barche, le strade non sono invase di americani, nei ristoranti si è tornati a cucinare per i palati esigenti degli italiani. Le sere non più quelle dello shopping nelle boutique lungo via Vittorio Emanuele ma quelle dei ragazzini in vacanza con la famiglia che si ritrovano per un gelato. Sui traghetti si trova persino posto, si incontrano famiglie in costume e borsa termica e gli stranieri li si contano (purtroppo) sulla punta delle dita. «Andavo a Capri quando le contesse facevano le puttane, ora che le puttane fanno le contesse non mi diverte più»aveva detto Gianni Agnelli in una celebre intervista, anni fa. Mi piace pensare che all’avvocato oggi piacerebbe di nuovo.
CAPRI L’HANNO INVENTATA LORO
L’estate 2020 non ha riportato le lancette indietro del tempo, bisogna sfatare un mito. I turismo a Capri, come in tutta la Costiera, non lo abbiamo inventato noi e quindi non ci siamo “ripresi” nulla. Di Capri parla già Virgilio nell’Eneide: l’isola ha da sempre avuto una certa notorietà fra i forestieri. La leggenda vuole che fosse terra di sirene, ma quel che è certo è che fu colonizzata dai greci, poi amata dai Romani tanto che l’imperatore Augusto vi costruì casa e così fece poi Tiberio: fu lui il primo “turista” ad innamorarsi perdutamente dell’isola e a renderla famosa. Per dieci anni lasciò la caotica Roma e si ritirò qui, governando l’Impero proprio dalla sua residenza, Villa Jovis (ancora visitabile). Secoli dopo Carlo III di Borbone diede il via ai primi scavi archeologici mirati al saccheggio dei reperti provenienti dalla dimore imperiali e proprio grazie alle sue antiche rovine, all’alba del XVII secolo, anche Capri come il resto d’Italia divenne meta dei giovani aristocratici di mezza europa e dei loro Grand Tour. Suggestiva e romantica, circondata dal mare cristallino, alternava gli scenari di placide baie abitate da pescatori alle onde che si stagliano sui Faraglioni. Capri attirò pittori, poeti e viaggiatori attirati dal mito del “buon selvaggio”, diventando per contrappasso uno dei primi luoghi turistici al mondo.
Mai stata un avamposto strategico dal punto di vita militare, simbolicamente a inizio Ottocento aveva già un impatto sull’opinione pubblica tale in termini di propaganda da essere contesa fra l’esercito francese e quello inglese. Nel 1808 le truppe della Regina fortificarono l’isola nel tentativo vano di conquistarla al posto di Napoleone, e coniarono la definizione di “Piccola Gibilterra”. Nel 1943 l’isola fu utilizzata dagli Alleati come rest-camp per i soldati impegnati nella Liberazione, sancendo definitivamente l’amore degli anglosassoni per questa isoletta del Mediterraneo. La vera Capri della belle epoque insomma l’hanno inventata loro e gli si deve il merito di averla ciò che è oggi.
SULLE TRACCE DEI LOCALS ILLUSTRI, STRANIERI
Il primo albergo a nascere sull’isola fu nel 1822 l’Hotel La Palma. Il più antico albergo di Capri è stato prima casa privata del notaio Giuseppe Pagano che amava ospitare come d’uso artisti, poeti, scrittori, architetti e pittori. Nel 1826 fu proprio un’ospite dell’albergo, il poeta tedesco August Kopish a scoprire la Grotta Azzurra e fu l’industriale tedesco Friedrich Alfred Krupp a far costruire la passeggiata panoramica che ancora oggi porta il suo nome. Verso la metà dell’Ottocento, arrivò a Capri un medico britannico convinto che il clima dell’isola, dolce e mediterraneo, fosse ricco di virtù salubri. Decise così di stabilirsi a Capri e costruire una clinica a cui fu dato il nome bene augurante di «Quisisana». Si era sbagliato, Capri non era il luogo ideale per i suoi pazienti ma perfetto per i turisti, sicché nel 1861 – anno dell’Unità d’Italia – il sanatorio venne convertito in pensione, oggi hotel cinque stelle lusso in pieno centro.
Era invece un ingegnere lombardo Errico Vismara che nel 1920 ingaggiò addirittura Le Corbusier per costruire la sua villa, a picco sul mare e con vista sui Faraglioni. L’aveva chiamata Stracasa, perché era qualcosa di più di una semplice dimora, descritta dallo stesso architetto come «una specie di fioritura architettonica, un’emanazione della roccia, una filiazione dell’isola, un fenomeno vegetale». Durante la seconda guerra mondiale qui passò il comando americano e ospiti illustri come il Generale Eisehnower e Sir Winston Churchill e nel 1973 divenne un albergo – l’Hotel Punta Tragara, cinque stelle lusso e oggi location preferita da influencer e gourmet. È il più elegante dell’isola, unisce la storia ad un design contemporaneo, offre suite affacciate sui Faraglioni, piscina panoramica, e ben due ristoranti stellati, Le Monzù dello chef luigi Lionetti e il Mammà, fr ai vicoli del paese. Inaccessibile ai comuni mortali? Non i ristoranti e non l’aperitivo all’American Bar a bordo piscina, uno dei segreti meglio custoditi dell’isola. Cocktail e una vista sono decisamente più suggestivi della più nota piazzetta, il barman Daniele Chirico, altro caprese doc, offre una selezione invidiabile di gin (incluse un paio di bottiglie made in Capri), dalla cucina escono piccole tapas firmate e a 25€ ci si può concedere un vero lusso, accessibile quanto indimenticabile.
Capri non è una meta low-cost ma racchiude il meglio che l’Italia e lo fa in modo democratico, basta sapere cosa fare e dove andare. Sfoglia la gallery per i consigi di Luigi Lionetti, e qualche indirizzo scovato per voi.
fonte : https://www.vanityfair.it/viaggi-traveller/weekend/2020/08/21/capri-like-local-cosa-fare-dove-andare-che-cosa-mangiare