Madre natura è stata generosa con questa manciata di isole scolpite dal vento e dall’oceano tumultuoso. Territori a tratti selvaggi che custodiscono tesori naturali di immenso fascino tutti da scoprire.
Testo di Nadia Ballini foto di Luca Bracali
Le Azzorre sono un arcipelago di nove isole, probabilmente scoperte tra il 1427 e il 1431, che le leggende riconducono al regno di Atlantide.
Tutte conservano tracce della loro origine vulcanica ma ognuna si distingue dalle altre per caratteristiche ben precise: Santa Maria per la presenza di fossili, Terceira per le grotte, São Miguel per i laghi, Graciosa per i coni vulcanici, São Jorge per le fajãs, Pico per la sua montagna, Faial per il vulcano di Capelinhos, Flores per le cascate e Corvo per lo straordinario Caldeirão.
Sao Miguel, la struggente bellezza della natura
São Miguel, a circa due ore di volo da Lisbona, è detta “Isola verde” per i prati e le foreste che dominano il paesaggio. Con 62 km di lunghezza e 15,8 di larghezza è l’isola più grande dell’arcipelago e, da sola, ospita la metà della popolazione delle Azzorre.
Qui si trovano i più grandi laghi vulcanici dell’arcipelago: Sete Cidades, con due laghi, uno dalle acque verdi e uno dalle acque azzurre, visibili dal belvedere “Vista do Rei”, la selvaggia Lagoa do Fogo, l’ampio cratere di Furnas le cui rive sono ricoperte da una vegetazione lussureggiante.
I panorami di São Miguel sono un susseguirsi di coni vulcanici e di distese ondulate di prati che scendono dolcemente sino al mare. Lungo la costa dell’isola si alternano alte falesie rivestite da boschi, scogliere nere di basalto che si insinuano nel mare, promontori, insenature, pianure e spiagge di sabbia vulcanica grigia.
Numerosi gli isolotti che incorniciano São Miguel: fra questi Vila Franca do Campo è il più particolare. Situato ad un chilometro dal litorale della cittadina omonima, l’isolotto è quanto rimane del cratere di un vulcano sommerso le cui pareti, ricoperte da vegetazione endemica, tracciano un cerchio quasi perfetto che racchiude una piscina naturale comunicante con il mare attraverso un angusto passaggio.
Una bella vista su questo isolotto si ha salendo sul colle panoramico sul quale si innalza la Ermida de Nossa Senhora da Paz, una cappella bianca edificata nel XVIII secolo.
A nord dell’isola, i neri faraglioni di Mosteiros sono particolarmente suggestivi nelle ore del tramonto quando la loro sagoma si staglia contro cielo dai toni oro e arancio.
Nell’isola di São Miguel si trovano molte piscine naturali come quella geotermale del Parco Terra Nostra, un giardino botanico ricco di vegetazione esotica costruito tra il XVIII e il XIX secolo. Una particolarità dell’isola è la coltivazione del tè, unica in Europa: le piantagioni di Porto Formoso e della fabbrica Gorreana, a nord, disegnano paesaggi ondulati dalle varie sfumature di verde che contrastano con il blu dell’oceano sullo sfondo.
Flores, l’isola dei vulcani
Con poco più di due ore di volo da Ponta Delgada si atterra a Flores, un piccolo scrigno di bellezze naturalistiche racchiuse in una superficie di 141,4 chilometri quadrati. Osservando l’isola dal piccolo aereo in atterraggio si percepiscono contorni aspri, ricoperti da una fitta vegetazione e modellati da agenti atmosferici che in questa parte dell’Oceano Atlantico non sono clementi.
Flores, infatti, è il punto più ad ovest del continente europeo e si suppone che il suo nome derivi dalla grande abbondanza di fiori che ingentilivano il suo paesaggio negli anni successivi alla sua scoperta.
Detta “Isola rosa” per il colore delle azalee e delle ortensie, Flores è un immenso giardino nel quale spicca un massiccio centrale di origine vulcanica. Il suo paesaggio è caratterizzato da crateri, laghi, ruscelli e cascate che scorrono fra una vegetazione rigogliosa.
I colori di quest’isola sono particolarmente accesi: verde intenso i prati sui quali pascola in libertà il bestiame, azzurro e blu l’oceano che si infrange rabbioso sulle rocce nere di origine vulcanica.
Sono proprio i vulcani a rendere unico il paesaggio di Flores: l’isola annovera ben sette crateri che si sono trasformati in laghi. Caldeira Rasa e Caldeira Funda, quelli più a sud, sono molto vicini l’uno all’altro, ma hanno quote diverse e le pendici sono avvolte da una vegetazione rigogliosa e cespugli di fiori.
Al centro dell’isola si trovano i crateri di Caldeira Branca, Caldeira Seca, Caldeira Comprida e Caldeira Negra, un cratere profondo 105 metri e risplendente di uno speciale tono d’azzurro.
Uno dei monumenti naturali più straordinari dell’isola è la Rocha dos Bordões, grandi colonne di basalto che ricordano la forma di un organo a canne collocate su un’elevazione e rivestite di muschio, licheni e vegetazione di vari colori. Di roccia basaltica e in parte coperta da vegetazione, è la parete sulla quale scorre la fiabesca Cascata da Ribeira do Fundão.
Siamo nella parte occidentale dell’isola, forse la più affascinante, nella zona di Fajã Grande e Fajãzinha che vanta uno dei più bei paesaggi dell’arcipelago. Su un’estesa parete verdeggiante scorrono una ventina di cascate: fra queste Ribeira Grande compie un salto di ben 300 metri.
In questa parte dell’isola il grigio scuro della roccia, il verde della vegetazione lussureggiante, il bianco delle onde che si infrangono sulle rocce di lava nera e l’azzurro dell’oceano si fondono armoniosamente in un unico colpo d’occhio.
Fajã Grande cela, tra da un fitto bosco che è necessario attraversare a piedi per circa un chilometro, un altro prodigio della natura: Poço Ribeira do Ferreiro, detto anche Poço da Alagoinha, dove la natura regala uno scenario idilliaco nel quale una vegetazione lussureggiante incornicia cascate che si specchiano su un laghetto dalle acque limpide.
Ma Flores detiene anche il primato di ospitare il municipio più ad ovest d’Europa: Lajes das Flores. A rivelarlo, è un cartello posto sulla curva che conduce alla bella chiesa di Nossa Senhora do Rosário, edificata nel XVIII secolo e affacciata sull’oceano.
Corvo, struggente solitudine
A soli 18 chilometri da Flores si trova Corvo, l’isola più piccola dell’arcipelago, lunga 6,24 chilometri e larga circa 4 chilometri. L’”Isola nera” è un’isola-vulcano vera propria quasi interamente occupata da un vulcano con un affascinante cratere di forma ellittica, detto Caldeirão, e circa una ventina di coni secondari sui fianchi e all’interno del cratere stesso.
Caldeirão ha un diametro di 2,3 chilometri e una profondità di 305 metri. Il lago al suo interno è poco profondo e dall’acqua affiorano vari coni vulcanici di piccole dimensioni e di colori diversi che, visti dall’altro, sembrano riprodurre la mappa dell’arcipelago.
Dal belvedere, circondato da pascoli, si gode di una vista straordinaria e si apprezza l’affascinante cambiamento di luci e colori che produce il passaggio delle nuvole sospinte dal forte vento.
Il resto del paesaggio dell’isola, la più difficile da raggiungere per le particolari condizioni meteorologiche, è caratterizzato da campi coltivati, distese di verde delimitato da muretti di pietra scura e falesie alte e scoscese originate dall’erosione marina che, in taluni punti, ha messo a nudo rocce basaltiche.
L’isola è stata classificata dall’Unesco “Riserva della biosfera” per presenza di una grande varietà di flora endemica e di uccelli migratori che qui trovano rifugio nella lunga traversata dell’oceano.
Questo territorio è considerato un paradiso per gli appassionati di birdwatching: raggiungerla via mare dà la possibilità di avvistare uccelli marini, delfini e balene.
Vila do Corvo, l’unico centro abitato che si estende su una pianura lavica, è caratterizzato da un piccolo nucleo di casette dipinte di bianco e di basalto nero, con caratteristiche serrature in legno, che si affacciano su viuzze strette concepite in questo modo per proteggere dai forti venti che spesso soffiano sull’isola.
Affacciati sul mare, ad Alto dos Moinhos, mulini a vento a base circolare testimoniano l’importanza che la produzione del frumento e del mais ebbe per questo territorio.
Faial, l’isola azzurra
Faial, terza isola dell’arcipelago per numero di abitanti, fa parte del gruppo centrale ed è conosciuta come l’“Isola Azzurra” per la profusione di ortensie che fioriscono nella stagione estiva e, con enormi siepi, orlano le strade e delimitano i pascoli.
A contrastare con il verde della vegetazione e l’azzurro delle ortensie è il paesaggio grigio, arido e selvaggio presso il vulcano di Capelinhos, dominato da un vecchio faro, dove avvenne l’ultima eruzione dell’arcipelago cha aggiunse una porzione di terra a quella esistente e costrinse gli abitanti della zona ad emigrare altrove.
Anche a Faial esistono belvederi che donano viste privilegiate sul paesaggio circostante. Dal promontorio di Espalamaca si gode di una bella vista sulla cittadina di Horta e sulle isole di Pico, São Jorge e Graciosa.
Simbolo del territorio è Caldeira, una depressione vulcanica con un cratere di sette chilometri ricoperto di flori, piante ed alberi.
Horta, la città principale di Faial, ha un fitto reticolato di viuzze che dalla collina scendono sino al mare. Il porto turistico è una chiara testimonianza dell’importanza strategica dell’isola nelle rotte di navigazione.
La tradizione vuole che tutti i navigatori che approdano a Horta creino un dipinto sul cemento del molo quale gesto beneaugurante affinché l’imbarcazione arrivi sicura alla meta.
Con il passare degli anni quest’area del porto è diventata una galleria d’arte all’aperto con le illustrazioni che equipaggi provenienti da tutto il mondo hanno lasciato in ricordo delle loro imprese.
Pico, l’isola montagna
Il suo profilo, avvolto perennemente dalle nuvole che lasciano scoperta la sommità, è inconfondibile: Pico è la più misteriosa delle isole Azzorre.
Seconda per grandezza dopo São Miguel, Pico è dominata dall’immenso cono vulcanico della montagna, che ha dato il nome all’isola, alto 2.350 metri e con un diametro medio al livello del mare pari a 19 chilometri.
La sua sagoma, ben visibile da Faial che dista solo 6 chilometri, si innalza maestosa e minacciosa e si staglia contro l’azzurro del cielo.
Approdando sulla terraferma dopo una breve traversata dal porto di Horta si nota come il colore grigio domini ovunque: nella montagna e nelle centinaia di piccoli coni di scorie basaltiche che si alternano a laghetti, a macchie di vegetazione endemica e a pascoli dal colore verde intenso.
Di questo colore sono i cumuli di pietre nei campi, i muri che fiancheggiano i sentieri fra il verde acceso dei prati e i chilometri di muretti a secco che dividono i vigneti, Patrimonio dell’Umanità dal 2004.
Il paesaggio dell’isola è caratterizzato da grandi campi di lava chiamati lajidos o terras de biscoito (terre di biscotto) che formano un immenso reticolato suddiviso da muri di basalto costruiti a secco all’interno dei quali sono coltivate le viti che, in questo modo, sono protette dalla salsedine e dal vento.
Il litorale di Pico, privo di spiagge, ha incantevoli baie e insenature. In alcuni punti della costa spiccano falesie altissime ed imponenti quanto quelle di São Jorge.
Nell’isola la tradizione baleniera si è trasformata in attività di osservazione dei cetacei: in queste acque sono infatti presenti più di 20 specie di balene e delfini che vi dimorano o sono di passaggio durante le migrazioni e, per chi ne avesse voglia di immergersi nelle fredde acque dell’Atlantico, c’è la possibilità di osservarli anche da vicino.
Ma se le balene sono rare e molto quiete, i delfini sono numerosi e pieni di energia e la loro danza nelle onde è lo spettacolo più bello che madre natura ci ha donato in questo viaggio.
Sao Jorge, la seducente terra delle fajãs
Partendo in traghetto da Madalena, sull’isola di Pico, si approda dopo circa due ore a Velas. Qui il Portão de Mar sembra dare il benvenuto ai visitatori e introdurli nel vicino centro cittadino.
L’Isola Bruna, lunga 54 chilometri e con una larghezza massima di 6,9 chilometri, è attraversata nella parte centrale da una catena montuosa lungo la quale si sviluppano circa 200 coni vulcanici occupati da laghetti, stagni e torbiere.
L’altopiano è delimitato da ripide falesie, alte centinaia di metri, che si gettano nell’oceano, e da più di 70 fajãs, pianure formatesi da corsi di lava o da smottamenti di terra e roccia causati da fenomeni naturali.
Ma la vera peculiarità gastronomica di São Jorge, grazie alla qualità dei suoi pascoli, è il formaggio di latte bovino che ha ottenuto la Denominazione d’Origine Protetta e che porta il nome dell’isola.
L’isola è una tavolozza straordinaria di colori: il verde dei boschi e dei pascoli, i cui confini sono delimitati da cespugli di ortensie, il marrone dei terreni agricoli, il nero delle rocce e l’azzurro del mare conferiscono all’isola scenari di straordinaria bellezza soprattutto al tramonto quando le rocce scoscese di Ponta dos Rosais si accendono di colore arancione.
Terceira, paesaggi mozzafiato e colori sgargianti
Terceira è la terza isola dell’arcipelago per estensione, esplorata per la prima volta dai navigatori portoghesi tra la fine del 1420 e gli inizi del 1430.
All’inizio chiamata “Isola di Gesù Cristo”, fu successivamente denominata Terceira (terza) perché scoperta dopo Santa Maria e São Miguel.
L’ “Isola Lilla”, situata nella parte centrale del territorio, è occupata dalla Caldeira de Guilherme Moniz dove si trova la più grande concentrazione di erica delle Azzorre.
Non è un caso che il colore lilla, assieme al blu, ricorre anche sulle facciate di molte case dell’isola, in modo particolare nella città di Angra do Heroísmo, il capoluogo dichiarato Patrimonio dell’Umanità, caratterizzato da numerose vie e vicoli che si intersecano e sui quali si affacciano abitazioni dai colori sgargianti, chiese e palazzi signorili.
Dai belvederi creati in punti strategici, si può percepire l’immensità di questa terra: Serra do Cume è un palcoscenico su verdissime terrazze coltivate, dove per una volta la mano dell’uomo è riuscita a rendere ancora più bella la natura.
Terceira è anche nota per il suo interessante mondo sotterraneo. Dalla grande volta dell’Algar do Carvão pendono le più grandi stalattiti di silicio del Pianeta.
Altrettanto suggestiva è la Gruta do Natal, un tunnel di lava unico al mondo con corridoi stretti e lunghi con pareti, suolo e soffitto di forme e colori diversi dall’atmosfera surreale.
Testimonianza dell’attività vulcanica sono le Furnas do Enxofre in cui il paesaggio è punteggiato da fumarole che emergono dal terreno rosso e dal muschio verde sprigionando odore dello zolfo.
Graciosa, tra pianure e pendii
Riserva della Biosfera raggiungibile con un breve volo da Terceira, Graciosa è la seconda isola più piccola dell’arcipelago (12,5 chilometri di lunghezza e 7 km di larghezza). La sua conformazione è caratterizzata da pianure che si alternano a dolci pendii.
Il suo soprannome di “Isola bianca” deriva dalla presenza della Trachite, una roccia vulcanica che con il passare del tempo assume una colorazione biancastra.
Emblema paesaggistico del territorio è la Caldeira da Graciosa, una depressione di forma ellittica situata sulla cima del vulcano di Caldeira. Salire sino alla Furna da Maria Encantada consente di osservare qust’area e la rigogliosa vegetazione che ricopre le pareti del cratere.
All’interno della Caldeira si trova la Furna do Enxofre (Grotta dello zolfo). Per accedere a questa meraviglia della natura bisogna entrare in una torre edificata nel primo Novecento e da qui, attraverso una scala a chiocciola di 183 gradini, scendere in una imponente cavità vulcanica a volta, alta 40 metri nella parte centrale.
Da due grandi fenditure filtra una luce che dona alla grotta un’atmosfera di grande fascino alla quale contribuisce la presenza di un lago e di una fumarola fangosa che emana odore di zolfo.
Il litorale dell’isola, roccioso e frastagliato, dona paesaggi unici come quello delle alte e scoscese falesie di Ponta da Restinga che contrastano con la costa bassa delle insenature di Folga.
Verso nord merita una visita il Faro di Ponta da Barca, il più alto fra tutti i fari delle Azzorre, dal quale si può godere di un imperdibile panorama. Un luogo suggestivo soprattutto al tramonto: quando il sole cala si evidenzia la sagoma dell’Ilhéu da Baleia (Isolotto della balena), simbolo di Graciosa e di tutto l’arcipelago.
In quest’isola, graziosa di nome e di fatto, natura e insediamenti umani hanno trovato un perfetto equilibrio: come a Santa Cruz, dove le bianche costruzioni della cittadina sono sorte accanto a vigneti e a mulini a vento, o a Praia nel vivace porto con le barche da pesca e un gruppo di mulini ricostruiti dai colori vivaci, oggi adibiti ad abitazioni per le vacanze.
Santa Maria, l’isola dei colori
Santa Maria, a 30 minuti di volo da Ponta Delgada, è l’isola più a sud dell’arcipelago e la prima ad essere stata scoperta. Il territorio, che racchiude caratteristiche morfologiche e paesaggistiche straordinarie quanto varie, è conosciuto come ”Isola Gialla” a causa delle tonalità gialle conferite dai terreni più aridi e dalla vegetazione più secca.
Nell’isola si trovano depositi di argilla detti barreiros, dall’aspetto arido e dalla colorazione tra il rosso e l’arancione acceso. Noto come “deserto rosso”, il Barreiro da Faneca ha una superficie dolcemente ondulata dalle tonalità rossastre che variano a seconda della luce.
Un paesaggio senza pari è rappresentato da Poço da Pedreira, un’antica zona di estrazione della pietra, nella quale si è creato uno specchio d’acqua alla base delle rocce rossastre. Di grande bellezza paesaggistica è la Ribeira do Maloás con una lunga ed alta parete di colonne di basalto.
Spingendosi sino all’estremità sud-est dell’isola si può ammirare l’affascinante paesaggio di Ponta do Castelo, dove spicca, in un bianco abbagliante, il faro di Gonçalo Velho.
Risalendo la costa la natura vulcanica dell’isola è ben visibile nelle piscine naturali di Maia mentre, proseguendo sulla stessa strada, si raggiunge la Cascata do Aveiro, imponente con i suoi 110 metri di altezza.
Più a nord, a São Lourenço, una delicata insenatura fa da cornice alle casette bianche affacciate sul mare e ai vigneti disposti lungo la collina.
Piscine naturali si trovano anche nella località di Anjos, dove, al centro di una piazzetta sorge una statua di Cristoforo Colombo. La statua è rivolta verso la piccola Cappella di Nossa Senhora dos Anjos, dove il navigatore genovese prese parte ad una messa per adempiere ad voto formulato durante una violenta tempesta che aveva messo in pericolo la sua flotta nel corso del viaggio di ritorno verso il Vecchio Continente dopo aver scoperto l’America.
Per informazioni: Visit Azzorre
Testo di Nadia Ballini foto di Luca Bracali |Riproduzione riservata © Latitudeslife.com
Fonte :https://www.latitudeslife.com/2022/01/azzorre-le-isole-di-atlantide/